giovedì 18 ottobre 2018

DUE PROFETI SONO TROPPI!








E' difficile dire cosa possano pensare i giudici della causa che verrà discussa in questi giorni alla pretura di Reggio Emilia, contro il giovane Adolfo Catellani, imputato di violazione di domicilio, sottrazione di documenti, minacce e percosse in danno del ragionier Ettore Panciroli, ex impiegato al comune, epurato politico, il quale si autodefinisce "Nuovo profeta di Cristo in terra" e si cela prudentemente sotto il nome di Fra' Verde.

Gli stranissimi fatti hanno questo inizio.

Nella primavera 1949 anche a Reggio si diffondevano voci di straordinarie visioni: la bambina Angela Volpini di Casanova Staffora per più mesi, a una data fissa, vedeva la Madonna, e le parlava; anche a Marina di Pisa avvenivano visioni consimili. E' noto come allora muovessero da varie città d'Italia pellegrinaggi mistici ai luoghi delle visioni.

Il Catellani, giovane sulla trentina, alto e bruno, si fece promotore da Reggio di questi pellegrinaggi ed organizzò, tra l'altro, spedizioni collettive verso Marina di Pisa. A questi viaggi partecipavano in gran parte donne fedeli e devote alle quali il Catellani diceva di avere lui stesso avuto visioni celestiali.

A questo punto entra in scena il ragionier Panciroli. Egli sparge la voce che il Catellani è un mistificatore, un falso visionario, mentre invece lui può dire di essere un vero interprete di queste visioni, tanto più che da dieci anni, per ispirazione divina, sta scrivendo il Terzo Testamento dello Spirito Santo che egli ha mandato in giro (e dice di averne inviato anche una copia anche al famoso Padre Pio da Pietrelcina) e nel quale, con lo pseudonimo di Homo degli Elisei, annuncia il "grande avvento della Nuova Pentecoste", fa una lunga disamina delle "attuali visioni profetiche di nostra divina Signora" e disquisisce in vari capitoli sulla "conoscenza degli angeli e degli uomini", su "Adamo ed Eva estromessi dal Paradiso", sui "due aspetti della creazione universale", sui "peccati e delitti temporali e loro conseguenze antivirtuose", ecc. ecc.

Allora Catellani, l'organizzatore dei pii pellegrinaggi, si reca a casa del Panciroli, del profeta, il quale vive poveramente in compagnia della vecchia madre. E' un uomo sulla cinquantina, dal viso scarno ed emaciato, con una lunga barba che gli incornicia fittamente il viso; abitualmente indossa, in casa, una palandrana nera, gli occhi sono pieni di fuoco, lo sguardo ispirato: ha avuto parecchie visioni, come dice, e tutti i fatti miracolosi accaduti recentemente in Italia sono stati da lui esattamente predetti nel suo libro profetico che annuncia la nuova Pentecoste: è, come egli stesso si definisce, un pentecostista.

I due vengono a diverbio, infine il Panciroli una notte legge all'altro il suo Testamento, sperando di convincerlo: ma Catellani rimane imperterrito e il ragioniere allora lo sfida ad una prova. Gli consegna una lettera da recapitare a Marina di Pisa, nel recinto dove avvenivano le visioni (i fedeli facevano ressa attorno a quel recinto e vi buttavano dentro missive con preghiere e desideri: una veggente estraeva a sorte queste lettere e dava ad esse una risposta conforme a quel che le aveva detto la Madonna).

Catellani accetta la prova, e durante uno dei pellegrinaggi da lui organizzati a Marina di Pisa getta la lettera del profeta reggiano nel recinto.

In questa lettera il Panciroli affermava che un giorno gli si eera presentato un misterioso personaggio, un uomo di Dio chiamato Emojezu Elia (nome poi assunto da lui stesso) che, assistito dalla Provvidenza, lo aveva incaricato di scrivere il Terzo Testamento per il grande avvento della Nuova Pentecoste; sosteneva di aver consegnato il libro a padre Pio da Pietrelcina e ad un'altissima personalità in Roma di cui ovviamente non poteva fare il nome; infine diceva che le "attuali visioni di nostra Signora sono segno e preparazione dell'avvento del Testamento dello spirito ad opera di Emojezu Elia" (che sarebbe stato poi lui stesso).

Questa missiva del profeta reggiano, neanche a dirlo, viene sorteggiata da una veggente di Marina di Pisa, certa Tosca Santucci, la quale poi ne dà una risposta prima a voce al Catellani, e poi gli consegna una lettera scritta di suo pugno. E la lettera, conservata agli atti processuali della singolare causa, è di questo tenore: "La Madonna mi ha detto: sorgeranno dei falsi profeti, di cui voi fate parte. Inoltre la Vergine mi ha detto: anche Satana lavora coi suoi falsi profeti. Diffidate di questi falsi santoni".

Trionfante, il Catellani se ne torna a Reggio con la risposta della veggente, e la fa recapitare al Panciroli il quale, adirato, gli scrive una lettera di protesta: "Da Marina di Pisa voi portate un responso non originale. Potranno sorgere, col mio nome di Fra' Verde, falsi profeti competitori di Satana, ma io sono nel giusto perchè con me è padre Pio da Pietrelcina. Marina di Pisa poteva essere un faro di verità, ma voi portate una risposta non giusta".

Al che Catellani ribatte: "Marina di Pisa è un faro di verità!" e Panciroli: "Io sono il portatore della vera grazia!".

A questo punto il Catellani, come ha confessato, decide di smascherare il falso profeta perchè, come cattolico e religioso, non sopporta che la vera religione sia compromessa da falsi profeti che seminano la superstizione. E difatti se ne va da una signorina, una rammendatrice, certa Maria Bisolfi, una di quelle che accompagnava a Casanova Staffora o a Marina di Pisa nei mistici pellegrinaggi, e la induce a seguirlo insieme alla propria sorella a casa del profeta.

Con un pretesto i tre spediscono il ragioniere da un amico, il maestro Aldo Lolli, e alla madre di Panciroli dicono che sono venuti a prelevare certe carte per incarico del figlio. Dapprima la donna si oppone, ma i tre risolutamente entrano nello studio del ragioniere, mettono a soqquadro la scrivania e velocemente sottraggono un fascicolo di carte dentro una cartella.

Appena si trova in luogo sicuro Catellani apre il fascicolo e "Maledizione!" esclama, "il Testamento non c'è!"

Cosa conteneva il fascicolo sottratto? Nient'altro che ritagli di giornali vecchi, un prontuario delle tariffe postali con la Città del Vaticano e alcuni opuscoli.

Evidentemente, spiega allora il Catellani alle due donne, il falso profeta, temendo di essere smascherato, aveva portato con sè il documento a casa dell'amico Lolli: e allora convoglia le due docili complici a casa di quest'ultimo.

Dal basso chiama il Panciroli: "Ehi, profeta, vieni giù che ti strappo la barba!" e come il Panciroli si affaccia nella corte e risponde per le rime, lui replica: "Vieni giù, Gesù Cristo, che ti spacco la testa!"

Il profeta scende e avviene uno scambio di invettive, con minacce e botte (chi le dà e chi le riceve). Di qui la denuncia di Panciroli contro Catellani per violazione di domicilio, sottrazione di documenti, minacce e percosse: non solo, ma nel suo esposto alla questura dice di essere stato minacciato di morte e pertanto chiede la tutela della sua integrità personale, tanto più che, fra l'altro, deve attendere alla divulgazione del suo Testamento.

Questa la causa che viene discussa in questi giorni in pretura, e questi i protagonisti della stramba vicenda. I giudici, esterrefatti, si chiedono sino a che punto si possa discutere seriamente una simile causa: e neppure i difensori della Bisolfi e del Catellani riescono a dare una logica spiegazione degli atti dei loro clienti.



articolo di Ferrante Azzali da "Oggi" del 1949

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