San Nicandro Garganico è un grosso paese collinare, a una
quarantina di chilometri da Foggia, situato in posizione amenissima, coronato
di vigneti, di mandorli e fichi d'India. Allorchè le armate alleate che
salivano da sud ebbero occupata tutta la regione del Gargano, il dottor Urbach,
rabbino militare, ebbe la sorpresa di trovare in questo borgo un nuovo
"Regno d'Israele" in miniatura, con tanto di profeti e profetesse e
con un capo regolarmente riconosciuto, di nome Donato Manduzio, autonominatosi
"Levi-Maestro" e soprannominato in paese Cacabba.
Levi-Maestro mandò a dire al rabbino che sarebbe stato
ben lieto di riceverlo, all'ombra di un fico, nel giardino di casa sua. Il
dottor Urbach andò, pieno di curiosità, al biblico convegno, e fu ricevuto da
Levi-Maestro al canto di inni sacri che, pur esaltando il Dio d'Israele, il Dio
degli eserciti, la Rocca dei mondi, nulla avevano a che fare con gli antichi
canti biblici, e solo dopo aver ricevute le opportune spiegazioni riuscì a
raccapezzare qualcosa in tutta quella misteriosa faccenda.
Nell'anno del Signore 1915 Donato Manduzio Levi-Maestro
detto Cacabba si chiamava soltanto Donato Manduzio e non si firmava ancora
D.M.L.M. come fece più tardi, per il semplice motivo che a quel tempo non
sapeva ancora nè leggere nè scrivere. Partito in guerra nel 1915, Donato
Manduzio era stato ferito gravemente alle gambe e, durante la convalescenza
aveva imparato a leggere grazie agli insegnamenti, piuttosto rudimentali, di
una bambina di seconda elementare, figlia di contadini veneti che lo avevano
ospitato. Tornato a casa invalido, Donato si mise a leggere tutto ciò che gli capitava con le
mani e in breve tempo l'alfabeto non ebbe più misteri per lui. I Reali di
Francia apersero nuovi orizzonti al suo spirito ed egli divenne, dopo il
parroco, il saggio del paese.
Nel 1930 giunse a San Nicandro un pastore pentecostale,
certo Nazario, che andava cercando proseliti in terra di Puglia e distribuiva
Bibbie a destra e a sinistra. Una di queste Bibbie capitò in mano di Donato, il
quale, preso da strani presagi, si immerse nella lettura del libro sacro, dalla
Genesi all'Apocalisse.
Così, a poco a poco, credendo che gli ebrei di cui
parlava l'Antico Testamento fossero ormai scomparsi dalla faccia della terra,
cominciò ad adottare le norme bibliche e proclamò: "D'ora in poi gli ebrei
siamo noi".
In breve tutti i suoi vicini di casa, i suoi amici e
discepoli, ciabattini e spaccapietre in maggioranza, si convertirono al
neo-ebraismo di Donato, o meglio al "manduzianesimo", e si misero ad
applicare con mistico fervore la liturgia proclamata da Donato.
In seguito Donato ebbe una nuova "visione": udì
una voce che lo chiamava: "Levi, Levi" e invano obiettò di chiamarsi
Donato: "D'ora in poi ti chiamerai Levi", insistè la voce angelica, e
Donato dovette arrendersi al comando. Di conseguenza anche gli altri neofiti
assunsero nuovi nomi di origine ebraica e battezzarono con nomi biblici i loro
figli.
Il prestigio di Donato Levi-Maestro fu accresciuto da una
"visione" che uno dei suoi seguaci ebbe di lì a poco: il neofita
Zimateo sognò di Manduzio che se ne stava a guardia del Paradiso con una
campanella al collo, simile a quella delle pecore. In breve, tutti gli altri
adepti, tra cui le donne risultavano in grande maggioranza, ebbero visioni
straordinarie per cui Ciccillo Cerone, calzolaio, rinnovò i fasti e il nome di
Abramo, Angelo Marochella, spaccapietre, reincarnò in sé lo spirito di
Mardocheo, Concettina, moglie dello
spazzino comunale e capo del movimento femminile neo-ebraico, fu la nuova
Deborah; nella stessa stanza in cui era alloggiato, con tutti i membri della
famiglia, anche il cavallo adibito alla nettezza urbana, Concettina-Deborah
cantava, alle donne raccolte all'intorno, inni sacri di sua composizione e
recitava le "poesie" dettate da Manduzio-Levi-Maestro durante le sue
"visioni" che ormai si succedevano a ritmo continuo.
Le cose stavano a questo punto quando capitò in paese un
ebreo di Roma, piccolo venditore ambulante di stringhe, forcine e specchietti.
Lo stupore dei neo-ebrei nell'apprendere che al mondo esistevano ancora ebrei
autentici, fu indicibile.
Donato-Levi-Maestro, che aveva inutilmente sognato per
tanto tempo di poter fare circoncidere se stesso e la sua gente, scrisse alla
Comunità Israelitica di Roma per chiedere istruzioni, ma il rabbino di allora, il
dottor Angelo Sacerdoti, credette che si trattasse di uno scherzo; fu solo dopo
la terza appassionata sollecitazione di Manduzio che rispose, tenendosi
prudentemente sulle generali.
La corrispondenza, sempre generica, con la Comunità Israelitica di Roma si protrasse fino al 1938, poi con le leggi razziali ogni
contatto venne meno e il piccolo "Regno d'Israele", appollaiato sulle
colline garganiche, rimase abbandonato a se stesso e alle sue piccole beghe
intestine fino all'arrivo degli alleati.
Durante questo periodo di tempo erano nate vere e proprie
scissioni in seno alla piccola comunità, perchè Levi-Maestro, come fondatore,
pretendeva di imporre la propria liturgia, mentre Ciccillo-Abramo e
Angelo-Mardocheo volevano seguire gli usi ebraici di rito.
Ma la vera, grande meta dei neo-ebrei era quella di
essere circoncisi, per entrare a far parte della famiglia d'Israele a parità di
diritti e doveri. E finalmente, nell'agosto del 1946, ebbe luogo la solenne
cerimonia ma, visto che a San Nicandro Garganico non esistevano nè rabbini, nè
un tempio, nè la possibilità di osservanza liturgica, i neo-ebrei promisero di
abbandonare in massa il loro paese d'origine per andare in cerca di una nuova
patria: a poco a poco emigrarono i sette figli di Ciccillo-Abramo, emigrarono
le famiglie di Ciro Salvia detto Cuculo, di Costantino-Chaim e di Zimateo.
Affascinati dal mito millenario d'Israele partirono cantando verso la
Palestina, la Terra Promessa, divenuti più ebrei degli ebrei, pronti a morire
per il loro ideale.
Ora rimane in
paese soltanto un'esigua rappresentanza, femminile per lo più, degli antichi
seguaci di Manduzio, soprannominati Cacabbiti.
Resta, fedelissima a se stessa, Concettina-Deborah, che
continua a comporre inni sacri. Resta per sempre, in vista del natio Adriatico,
anche Donato Manduzio Levi-Maestro, detto Cacabba: la morte lo prese prima che
egli potesse avere la gioia di essere circonciso. Ma il suo spirito ribelle si
manifestò fino all'ultimo, poichè egli volle, contrariamente alla legge
ebraica, essere sepolto in un loculo, con indosso un vestito nero preparato
apposta e ben diverso dal rituale camicione bianco usato dagli ebrei come abito
funebre.
Resta in paese anche la vecchia Manuelita, vedova di
Donato Manduzio, fiera e solitaria custode degli inni sacri e delle poesie
profetiche composte dal suo straordinario marito, che Concettina-Deborah recita
di tanto in tanto, ascoltata da poche donne.
Articolo di Flora Antonioni da "Oggi" del 1949
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