mercoledì 30 gennaio 2019

IL CASO MONTESI - XI




LA DIFESA DI PICCIONI


Articolo dell’avvocato Prof. Giacomo P. Augenti, difensore di Piero Piccioni





Un mio giudizio sulla requisitoria? Non potrei scriverne alcuno, anche perché la mia qualità di difensore potrebbe dar luogo a riserve. Le osservazioni che farò saranno più che altro delle messe a punto perché non si creda a tante inesattezze che, a proposito di questo documento, si son fatte. E poiché leggo delle illazioni capaci di fuorviare l’opinione pubblica fondata su premesse che appaiono derivate dalla requisitoria, ecco perché ho accolto l’invito.



Ritenere la tesi del pediluvio “come una costruzione accolta dai congiunti della giovane forse per timore che risultassero fatti che potessero lederne la memoria” mi pare azzardato: a parte il contrasto con la stessa figura della Montesi così come è fissata nella requisitoria, questo timore non potrebbe essere dato se non dalla conoscenza di situazioni illecite delle quali i familiari dovevano essere o partecipi o conniventi. Eppure è stata esclusa persino una eventuale relazione peccaminosa della Wilma con persona del suo stesso gruppo familiare. Quindi se nessun interesse è stato accertato, la morte accidentale come può definirsi una ipotesi “comoda” alla famiglia?



Guai se ci si dovesse fermare su questa tesi. Infinita potrebbe essere la gamma degli interessi e i fatti lesivi dell’onore di Wilma non potrebbero mai concernere Piero Piccioni. Avevano timore i familiari di una eventuale accusa di istigazione al suicidio? Avevano timore che prendesse forma il sospetto dello zio? Quindi un interesse ad “accogliere” la tesi del pediluvio è solo presunto. La gente ride o sorride a proposito di questa tesi e la requisitoria non l’accoglie pensando che alle 17.30 non poteva Wilma essere alla stazione, perché una portiera ha fissato inappellabilmente l’ora di uscita a dopo le 17. E se si fosse sbagliata? E se qualche parente, uscendo alle 16.30 dall’ufficio, l’avesse accompagnata con la macchina alla stazione? I conti, allora, tornerebbero. (e perchè questo fantomatico parente non lo avrebbe detto? N.d.R.)



Del resto la stampa, che è ampiamente citata nella requisitoria, ha una sua notizia pregevole. Nel Giornale d’Italia del 17 aprile 1953 si accenna ad una “vicina di casa”, ad “una signora che ha riferito come la Wilma le avesse confidato di soffrire di un leggero eczema al piede destro, che le dava un fastidiosissimo prurito. Orbene alla Wilma la signora aveva consigliato di fare dei bagni di mare”.

Si dice che il riconoscimento della Passarelli fu “erroneo o interessato”. E perché non potrebbe essere erronea la indicazione dell’ora da parte della portiera?



Che una semplice immersione poi dei soli piedi non costituisse motivo per cagionare un malore mortale, eh no, questo veramente non si può dire. Su questo e su altri punti – talvolta persino alla lettera – la requisitoria ha seguito la perizia stragiudiziale Pellegrini. E sia, ma che un pediluvio al mare non possa essere causa di morte non si può affermare con tanta sicurezza. Certo, non dico che si dovesse tener conto di quanto aveva raccontato un pescatore, nelle prime indagini, di un caso cioè che egli ricordava essere avvenuto nel 1929 simile a quello della Montesi. Ma che nella letteratura medica non vi siano casi di immersioni parziali degli arti, ai quali, in individui molto sensibili, segue la morte, questo non si può dire. Sono malesseri in rapporto con uno choc istaminico prodotto dall’acqua fredda (cfr. Radvan di Bucarest) e i cadaveri presentano frequenti macchie scure sul viso. È un accidente grave, chiamato idrocuzione per parallelismo con l’elettrocuzione. In un fascicolo de L’avenir medical del 1953 sono citati casi impressionanti sotto questo aspetto.



E lasciamo da parte tutto quello che si dice a proposito del reggicalze, che tutti presumono portato dalla Wilma Montesi, mentre in certe particolari condizioni neppur questo è sicuro. Quanto alle correnti ed ai periti che hanno escluso una corrente da Ostia a Torvaianica in quei giorni, beati loro! Così fosse! Magari le correnti fossero dei binari sicuri! Purtroppo non è così. Del resto, non hanno detto i periti che le loro conclusioni si basano su un metodo statistico per cui “di conseguenza è legittimo attendersi che si ottengano, in un determinato istante, valori che si possono allontanare, anche notevolmente, dai valori statistici medi”? Mi par che basti.

Le correnti non chiedono permesso alla statistica. Del resto, nelle prime indagini, tutti “una voce dicentes” ritennero che il corpo provenisse da Ostia.



I giornali hanno messo in grande evidenza la testimonianza di certa signora Salvi Anna la quale avrebbe visto una giovane bruna, riconosciuta poi per la Montesi, ed avrebbe recentemente riconosciuto gli indumenti della Montesi. E sia. Ma – leggo nella requisitoria – che “non aveva però osservato la presenza dell’uomo”. Ed allora? Perché erroneo il riconoscimento della Passarelli e sicuro quello della Salvi? E perché sicuro quello della Salvi che non ebbe nulla da dire, salvo errore, al fidanzato della Wilma, Giuliani, che si recò a Torvaianica nei giorni della fatale sciagura? La Salvi perciò, se non ha sbagliato, non ha visto Piccioni!

E poi è stata vista il 10 dalla Salvi: e come mai, in questo processo in cui non vi è giorno in cui non vi sia un testimonio volontario, capace di scoprire la verità, nondimeno dal 9 al 10 vi è un buio così fitto, così profondo? Nessuno è venuto a dire di aver visto o di aver saputo dove abbia trascorso molte ore la Montesi, mentre la famiglia la ricercava dappertutto, e la requisitoria dichiara apertamente che ogni indagine non ha accertato fatto alcuno in ordine a questo periodo. Neppure quando ha preso il gelato il 10 non l’ha vista nessuno?



Quanto alla gita “marzolina” della Montesi, della quale testimone sarebbe stato il meccanico Piccinini, io mi chiedo come mai i familiari non si siano preoccupati visto che tanto si allarmarono la sera del 9. Qui la requisitoria adotta come “tranquillante giustificazione della denuncia il fatto delle eccezionali modalità con cui si verificò l’allontanamento della Wilma senza motivo, senza monili, senza denaro”. Il che vuol dire, se non sbaglio, che quando Wilma non tornava a casa la sera e i familiari sapevano che aveva i monili e il denaro… il resto non importava! Non credo che sia così, né credo che questa spiegazione sia aderente alla serena e semplice figura della Wilma che nobilmente la requisitoria stessa costruisce.

Ed è strano che la requisitoria, mentre esclude che la Montesi avesse una doppia vita, inserisca la lettera di Gianna la Rossa consegnata al parroco don Tonino il 16 maggio 1953 (così egli dice) e della quale la sezione istruttoria con altra, e non ultima anonima, ebbe notizia nell’aprile 1954. Secondo questa ricostruzione – custodita gelosamente da questo pio sacerdote che, meno male, aveva a sua disposizione a Bannone di Traversetolo una macchina da scrivere e con la quale tanto importante documento fu redatto – Wilma Montesi sarebbe stata soppressa per traffico di stupefacenti. Naturalmente anche lei ammoniva che “al momento della lettura del suo scritto non sarebbe stata più in vita”. Che dire? Una specie di testamento segreto al quale la requisitoria non deve aver creduto, avendo già prima accertato che Wilma Montesi non aveva alcuna relazione con questa particolare e illecita attività.



A che cosa giovi dunque nel tessuto delle prove questo anonimo testamento segreto, pubblicato come l’altro e a breve distanza da quello che apparve nel processo Muto, non è dato capire. Certo, don Tonino non pensò mai di essere condotto in una vicenda giudiziaria come non vi pensò nell’agosto o settembre 1953 quando due individui di nazionalità francese lo pregarono invano di portare a Parma un pacco di cui ignorava il contenuto. “Stupefacenti”, come gli fu rivelato quando egli fu condotto in questura.



L’episodio quindi di Gianna la Rossa a parte altre considerazioni è, quanto meno, indifferente e lesivo della reputazione della povera Wilma. Quanto al carnet della Versolatto (la suicida d’Alessandria nel cui taccuino fu trovato il numero di telefono di Montagna e Piccioni) che i giornali hanno posto in grande evidenza solo perché conteneva il numero telefonico del Piccioni e del Montagna, non c’è da meravigliarsi: le donne che praticano l’amore cercano questi indirizzi e qualcuno o qualcuna può averli forniti alla povera suicida, ma non ne deduciamo di più. Vedremo poi in seguito quando questi numeri sono stati scritti: sarà un’indagine interessante se avremo tempo.



Queste sono le mie osservazioni. Solo non mi è riuscito comprendere – e la requisitoria ho cercato di studiarla – perché ammessa l’ipotesi del delitto, da questa consegua la certezza che sia stato Piccioni.



Io sono fermo alla tesi della disgrazia: ma fatta l’ipotesi del delitto è necessario che si sappia come questa si costruisce. Ed è necessario ancora sapere come Piccioni avrebbe agito. Lo strano di questa requisitoria (sia detto con molto rispetto e sia detto pubblicamente a quanti mi scrivono anonimamente) è questo: Wilma Montesi è stata abbandonata a Torvaianica in prossimità del mare svenuta per malore. Ma questo fatto non è provato. La storia del giorno 10 aprile 1953 finisce con la visione incancellabile della Salvi concernente la sola Wilma. Eppoi? Eppoi cosa è successo?

Avranno pur diritto Piccioni o Tizio o Caio di sapere quali sono le prove storiche o critiche contro di loro!

Disgrazia no, suicidio no, ma delitto. E come è avvenuto? Già l’esclusione del suicidio in linea polemica lascia almeno perplessi, malgrado la larga utilizzazione della parola e del pensiero di Rinaldo Pellegrini (il perito legale). E ancora, se l’annegamento avvenne sulla battigia o poco lungi, dov’è la certezza che non avvenne per un malore del quale poté essere aggredita la Montesi, “indipendentemente dall’opera altrui”? Quel che inutilmente si cerca nella requisitoria è “il fatto” del preteso abbandono della Montesi ad opera di Piccioni o d’altri in un’ora imprecisata del 10 aprile.

La stessa formula usata è significativa: “L’ipotesi delittuosa” si scrive sempre nel documento Scardia: già. Ma con “l’ipotesi” non solo gli uomini non si condannano, ma non si accusano nemmeno. Tutto il resto, tutta la zavorra delle voci, tutto quanto si è detto sul colloquio del 29 aprile 1953 col capo della polizia non merita considerazione.



Pavone non è mai stato nemmeno imputato ed a lui discorsi di salvataggio o di insabbiamento non ne furono fatti mai, come nulla egli fece. La data del 29 aprile, come già altra volta ho detto, era la sola che consentisse legare questo colloquio alla pretesa testimonianza del Torresin che avrebbe, il mattino di quel giorno, ascoltata la conversazione Piccioni-Valli e che risultò falsa. Poi la data fu modificata, ma nel primo disegno questo era lo scopo.



Ed ora attendiamo l’udienza, quella che dà l’unica garanzia dei nostri diritti e delle nostre libertà.

Non avranno ingresso le “voci” e i testimoni senza nome, vedremo in viso tutti, i mistici e i virtuosi, gli accorti e i moderati, quelli che tutto ricordano e quelli che hanno perso la memoria, quelli che tennero discorsi vili e quelli che dissero mezze frasi, vedremo forse anche gli uomini di scienza e anche a loro chiederemo quel che dovremo. La pena del giudizio che s’impone a un imputato è la pena più crudele, specie poi se questo imputato è innocente. E Gian Piero Piccioni è tale, malgrado le voci, gli anonimi, le insinuazioni e le invidie da qualsiasi parte provengano. Bisogna aver pazienza. Del resto un giudice di un tribunale rivoluzionario (Les dieux ont soif di Anatole France, pag. 193) aveva ragione quando diceva che “l’errore e la svista sono compresi nell’eccellenza della giustizia”. Occorre attendere, guai se non si avesse questa fiducia. Tanto varrebbe allora la giustizia coi dadi.




giovedì 24 gennaio 2019

IL CASO MONTESI - X


CHE COSA PENSANO DEL PROCESSO DI ROMA
Personaggi celebri commentano i fatti di Roma
Inchiesta di “Oggi” n. 13 del 1° aprile 1954


Abbiamo invitato alcuni personaggi celebri in Italia a rispondere a queste domande.


IL PADRE DI ANNA MARIA
Attilio Moneta-Caglio, il padre di Anna Maria, la ragazza protagonista del processo, ha risposto alle nostre sette domande in questo modo:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
Sì.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
Penso ch’era meglio aprire fin dal principio l’istruttoria formale.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
Mi sembra, invece, ch’è una grande conquista della democrazia e della libertà, quella di poter conoscere pubblicamente i propri difetti in modo che si trovino i rimedi più adatti, mentre nei regimi totalitari tutto viene soffocato quando non fa comodo ai dittatori.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
Sono del parere che il processo di Roma dimostri la superiorità assoluta dei regimi democratici e liberi di fronte ai dittatoriali.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Penso che sia possibile giungere, con indagini fatte da funzionari onesti, a un accertamento assai più vicino alla verità in materia fiscale.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Non sono in grado, allo stato attuale, di dare a me stesso una risposta esauriente. Forse durante il corso dell’istruttoria, se emergerà qualche nuovo elemento, potrò farmi una idea più chiara.

Ha qualche opinione da esprimere anche non indicata da queste domande?
Desidero precisare, a questo punto, il ruolo che mia figlia si è assunta in questa aggrovigliata vicenda. Le sue affermazioni non hanno valore di accuse o di denunzie: propongono soltanto dei sospetti sui quali, per ragioni proprie e particolari, ha fondato certi suoi convincimenti personali. Per questo sono convinto che il testamento del 30 ottobre 1953, di cui io ignoravo l’esistenza, non sposta affatto le cose e non costituisce un atto di accusa, non essendosi verificata la condizione dichiarata nel testamento stesso, la soppressione cioè di Anna Maria. Si tratta, quindi, di un documento che doveva rimanere segreto fino alla morte della ragazza, com’è per tutti i testamenti. Esso non soltanto non ha valore di accusa, ma se mai denota che mia figlia era effettivamente spaventatissima in quel momento e perciò in buona fede. Escludo che ora mia figlia sia minacciata da qualcuno, come erroneamente hanno riferito alcuni giornali, tanto che la ragazza esce normalmente per Roma. Anna Maria, d’altra parte, continua ad abitare nella villa delle suore redentoriste e vi si trova bene. Nella nuova fase istruttoria Anna Maria sarà assistita, oltre che dall’avv. Ferrari Bravo, da un altro legale di Roma. Essi si propongono di riportare la posizione di mia figlia, nell’affare Montesi, alle sue reali proporzioni, anche per separare nettamente ogni eventuale responsabilità di Anna Maria da quella assurda campagna diffamatoria condotta dai socialcomunisti. Se mia figlia ha dato prova di esagerata esuberanza e di inesperienza giovanile, se essa si è sacrificata fino al punto di mettere in piazza la sua vita intima ed anche i suoi più gelosi sentimenti, la mia speranza è che dal sacrificio di mia figlia molte ragazze inesperte possano trarre elementi utili per sfuggire a quegli avventurieri, senza scrupoli e senza fede, che s’annidano anche negli ambienti più rispettabili. Non tutto il male viene per nuocere. Come la febbre libera l’organismo dai bacilli infettivi, così penso che il nostro Paese uscirà migliore dallo scoppio di questa crisi morale. Da parte mia dichiaro di volermi tenere assolutamente estraneo alla vicenda.

PIERO MALCOVATI
A Milano, il professor Piero Malcovati, docente in ostetricia e ginecologia e direttore dell’istituto provinciale di maternità, ha così risposto:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
A tutt’oggi non si può che giudicarla una esaltata esibizionista: non si può escludere che la nuova istruttoria dimostri che è veritiera: ma esibizionista rimarrebbe ugualmente.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
Sì, gli aspetti meno simpatici di questa vicenda sono dovuti a vizi di procedura.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
No: affaristi e donne equivoche sono ai margini della sana e laboriosa borghesia italiana.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
Per ora ha servito solo ai comunisti per eliminare un funzionario capace e stimato come Pavone che avrebbe dato loro molto filo da torcere.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Sì.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Penso di sì. Certo la famiglia dovrebbe sapere molto di più, se non sulla morte, almeno sulla vita di Wilma Montesi nel periodo immediatamente precedente la morte.

Ha qualche opinione da esprimere anche non indicata da queste domande?
Se la stampa seria e indipendente avesse tenuto un atteggiamento più riservato, non avrebbe fatto inutilmente e oltre misura, come è invece accaduto, il gioco degli “scandalisti” professionali.

RODOLFO MARGARIA
Il prof. Rodolfo Margaria, direttore dell’istituto di fisiologia dell’Università di Milano, ha detto invece:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
Ritengo Anna Maria Caglio sincera e in buona fede, anche se hanno contribuito moventi di ordine affettivo e non soltanto amore di giustizia a farle formulare la nota accusa. E’ evidentemente una ragazza passionale che ha sorvolato sugli elementi tecnici che è necessario possedere per salvaguardarsi dalle contro-accuse: e non so se i dati di fatto e le testimonianze che le vengono contestati con tanto impeto dai suoi avversari che si battono per sopravvivere, risulteranno sufficienti a far trionfare la sua causa.


Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
La magistratura e la polizia avrebbero certamente potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi. La diagnosi di morte di Wilma data dalle autorità è un insulto alla opinione pubblica, ed una presa in giro dei più elementari principi di giustizia: ricorda la versione ufficiale data dal ministro degli interni Scelba sulla morte di Giuliano, versione che è stata smascherata pochi giorni dopo da giornalisti recatisi sul luogo. Non dovrebbe essere lecito prendere in giro tutta una nazione quando si tratta di principi morali così fondamentali.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
Ho già detto altrove che non credo alla esistenza di una borghesia, una classe di altri tempi che oggi non esiste più. Né vedo gli estremi per estendere l’accusa a tutta la classe dirigente: molti della classe dirigente “politica” sono sicuramente responsabili di questo stato di cose, ma le classi dirigenti delle altre attività della nazione, delle attività produttive, non c’entrano affatto, e mi sembrano abbastanza a posto.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
Non vedo cosa c’entrino i comunisti col processo di Roma. Tirare in ballo i comunisti non è che un diversivo dei colpevoli, i quali si appellano alla popolazione per dire “ingoiate la pillola, non dateci addosso, se no i comunisti prevalgono e col loro regime starete peggio che col nostro” e questa è una confessione di colpevolezza. Il processo non dimostra che la democrazia non ha paura della verità: anche qui la democrazia non c’entra. Molti uomini politici hanno probabilmente interferito col corso della giustizia, e quelli dovrebbero essere i rappresentanti della democrazia: per questo non bisogna confondere la democrazia coi suoi rappresentanti, anche se eletti dal popolo. Chi ha dimostrato di volere la verità è il popolo italiano di tutte le classi e di tutti i partiti, e in questo si è imposto alla classe dirigente.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
In tutte le classi professionali si hanno esempi clamorosi di evasori fiscali, ma non tanto clamorosi forse quanto Ugo Montagna e particolarmente dei suoi amici, che per le parentele politiche altolocate e nel loro stesso interesse di mantenere la posizione di privilegio di cui godevano avrebbero ben potuto comportarsi con un poco più di discrezione e pudore.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Poiché non credo che Wilma Montesi sia morta di pediluvio, è evidente che credo che qualcuno sappia molto bene come si siano svolti i fatti.

Ha qualche opinione da esprimere anche non indicata da queste domande?
Non è facile esprimere una opinione perché quello del processo di Roma non è che uno dei numerosi sintomi del marcio esistente nelle alte classi dirigenti particolarmente tra gli uomini politici: altri sintomi anche molto gravi sono la versione della fine di Giuliano, il processo del banditismo siciliano, la fine di Pisciotta e di altri in carcere, il processo dei milioni e tanti altri.


MARIO LUZZATI
L’Avvocato Luzzati, il noto matrimonialista milanese, ci ha detto:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
Non mi permetto di dare un apprezzamento conoscendo soltanto i resoconti giornalistici del processo ed essendo abituato ad attenermi alle risultanze processuali per formulare un’opinione sulle persone che al processo partecipano.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
Penso che qualunque sia stata la condotta della polizia, la magistratura, che è la principale difesa dei diritti del singolo (e nella magistratura comprendo anche gli appartenenti all’ufficio di pubblico ministero) sia stata alquanto precipitosa nell’archiviazione di un procedimento, quanto meno se si consideri l’estrema rarità di tali archiviazioni, che in casi analoghi non sono quasi mai avvenute oppure sono avvenute soltanto in mancanza assoluta di qualsiasi prova, principio di prova o di semplice indizio.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
Non ritengo che tali fatti possano mettere sotto accusa se non una parte, e cioè quella meno sana, della borghesia italiana; quanto alla classe dirigente occorre prima di tutto sapere quale sia stata la portata dell’intervento effettivo della stessa nella questione precisa in esame prima di poter estendere con arbitrarie illazioni delle responsabilità spettanti, eventualmente, ad una o più persone.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
E’ indubbio che il processo di Roma servirà non soltanto ai comunisti ma a tutti gli avversari politici dell’attuale maggioranza governativa. Che serva alla causa della democrazia ho molti dubbi, perché la successione dei fatti non mi sembra provi che essa non abbia avuto paura della verità. Direi anzi che la paura della verità è quella che ha aggravato l’importanza di fati che potevano rimanere in un ambito più ristretto.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Penso che purtroppo ve ne siano molti ed anche ben maggiori del caso in oggetto.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Se si respinge la tesi della morte accidentale, quale prospettata fin dall’inizio dagli organi di polizia e giudicata assai poco credibile dalla pubblica opinione, la risposta non può che essere affermativa: se esiste una persona uccisa e abbandonata moribonda, esistono una o più persone che hanno cagionato o partecipato al fatto.

Ha qualche opinione da esprimere anche non indicata da queste domande?
Vorrei che questo processo servisse effettivamente a far meditare sull’importanza essenziale della funzione della magistratura quale suprema tutela dei diritti e degli interessi legittimi dei cittadini e, in definitiva, suprema tutela dell’essenza stessa della democrazia.


LAURA ADANI
L’attrice Laura Adani ha risposto brevemente e filosoficamente alle nostre sette domande:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
E’ un problema che non mi pongo, perché i fatti non mi riguardano.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
Certo, perché nulla c’è nella vita che non si possa far meglio.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
No. Perché su di un fatto singolo non si può coinvolgere una classe o un ambiente.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
La democrazia non deve aver paura della verità, ma non basta questo processo per stabilire questo principio.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Io credo di sì, anche perché le tasse sono applicate con tanto poco criterio per cui è facile che ognuno tenti di eludere il fisco.
Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Penso di no, perché se qualcuno ci fosse, a quest’ora avrebbe già dovuto sentire il bisogno morale di dirlo.

Ha qualche opinione da esprimere anche non indicata da queste domande?
Desidererei che tutti si interessassero finalmente di altro.


DINO BUZZATI
Lo scrittore Dino Buzzati, brillante giornalista e autore del famoso romanzo Il deserto dei Tartari, ci ha fatto avere questa risposta:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
Non sono in grado di rispondere anche perché non ho seguito abbastanza le cronache dei giornali.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
Circa la “incriminazione della classe dirigente”, lo stesso fatto che vi si insiste tanto dimostra la tendenziosità e la superficialità retorica con cui da molti è stata impostata la questione. Simili generalizzazioni, come si fanno a proposito del caso Montesi per dare la croce addosso alla borghesia, mi sembrano soprattutto cretine. Molti le fanno per evidente scopo di propaganda politica e sono fin troppo ovviamente in mala fede. In quanto a coloro, e ce ne sono, che le fanno in buona fede, è chiaro che si lasciano impressionare dalle frasi fatte e non hanno capito niente della vita. Se si vuole fare delle diagnosi di carattere generale, non resta che constatare che il male e il bene sono uniformemente distribuiti. Se mai, lo scandalo Montagna e soci è uno dei tanti sintomi – in piccolo, ciascuno ne può vedere giornalmente intorno a sé, in ogni ambiente – dello scadimento morale determinatosi nel nostro Paese (può darsi anche negli altri, ma io gli altri non li conosco); scadimento non limitato a questa o quella categoria ma esteso all’intero popolo, per cui l’esigenza di “pulizia”, il senso di responsabilità, il rispetto del prossimo, la schiettezza, la lealtà e soprattutto il coraggio civile sono diventati merce rara; tanto che si resta stupiti e quasi increduli quando si incontra una persona veramente onesta, che abbia una solida colonna vertebrale.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Ha qualche opinione da esprimere anche non indicata da queste domande?
Queste domande mi sembrano superflue, non ammettendo che una risposta sola.


MEMO BENASSI
L’attore Memo Benassi ci ha dichiarato invece:


Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
La credo sincerissima.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
Visto tutto quello che salta fuori, è logico che la magistratura e la polizia si sarebbero dovute comportare meglio.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
Sì: occorrerebbe adesso fare un’inchiesta in tutte le case per vedere se si trovano sacchetti di cocaina.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
A processo concluso si potranno tirare le somme.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Tantissimi, me compreso, che ho tentato di eludere il fisco senza riuscirci.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Esiste sicurissimamente. Adesso lo sa solo Dio, poi salterà fuori.

Ha qualche opinione da esprimere anche non indicata da queste domande?
L’attenzione dell’opinione pubblica sull’affare Montesi comincia a diventare esasperante: sarebbe meglio che la gente si interessasse finalmente di altre cose, più serie e impegnative.


GIORGIO SCERBANENCO
Lo scrittore Giorgio Scerbanenco, autori di tanti romanzi sulla società contemporanea, ci ha detto:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
Penso che sia la magistratura a dover rispondere a questa domanda e non il pubblico informato di lei dai giornali delle più svariate tendenze.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
Probabilmente sì.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
Assolutamente no: la classe dirigente e la borghesia italiana non possono ovviamente essere messe sotto accusa per le colpe di alcuni suoi membri.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
I comunisti si servono e si serviranno sempre di qualunque cosa per gettare discredito sulla democrazia; ma questo processo è evidentemente la prova che la democrazia italiana non ha paura della verità.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Può darsi: non ho la minima informazione al riguardo.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Idem, come sopra.

Ha qualche opinione da esprimere anche non indicata da queste domande?
Desidererei che da questo processo venisse fuori tutta la verità e che le persone di buon senso avessero ancora una volta la dimostrazione di come i nemici della democrazia siano sempre disposti a usare i mezzi più disonesti contro di essa: la democrazia però li batterà.


ISA BARZIZZA
L’attrice Isa Barzizza ha dichiarato:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
La ritengo molto amareggiata e gelosa.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
La magistratura no: la polizia sì.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
Assolutamente no.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
Mi sembra, proprio per questo triste episodio della vita italiana, che la democrazia non abbia paura della verità

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Sì.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Penso che la polizia (e non la magistratura) sappia molto.

Ha qualche opinione da esprimere anche non indicata da queste domande?
Perché non riportare il tutto a episodio di cronaca?


PEPPINO DE FILIPPO
L’attore Peppino De Filippo ha affermato con particolare calore:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
Più che sincera la ritengo sincerissima. Le sue dichiarazioni sono sempre chiare e precise anche se generiche. Ammenocché non si è pazzi, non si possono affermare tante cose con tanta sicurezza se la coscienza non te le suggerisce. Alla magistratura spetta ora il dovere di indagare con serietà per stabilire la verità dei fatti.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
Sia la polizia sia la magistratura si sono comportati malissimo di fronte al caso Montesi. Si sono comportati come peggio non potevano archiviando in sì breve tempo un delitto simile. Par quasi che si siano messe in gara tra loro per ricavarne chi sa quale premio di ben servito.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
I fatti sono più che sufficienti per mettere sotto accusa non soltanto la borghesia ma tutto il popolo italiano, a cui basta, a volte, solamente una pallidissima giornata di sole per dimenticare i rigori sofferti dell’inverno passato e illudersi sull’avvenire.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
Il processo di Roma serve a stabilire che, se la democrazia ci sa dare di queste verità, per mio conto è meglio che non ci sia.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Delle evasioni fiscali del genere di Ugo Montagna ne è piena l’Italia a cominciare dai più alti papaveri che ci governano e per meglio chiarire: deputati e ministri.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
La verità sulla morte della Montesi, a mio parere, sono in molti a saperla, ed è questo l’ostacolo maggiore che ne impedisce la rivelazione. L’arma micidiale è nelle mani di parecchi ed è logico quindi che nessuno di loro abbia intenzione di usarla: la morte sarebbe uguale per tutti.


FRANCESCO MESSINA
Lo scultore Francesco Messina ha detto:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
Io giudico Anna Maria Caglio una povera sbandata, vittima di un avvenimento più grande di lei, vale a dire sproporzionato alla sua modesta figura. Può darsi che sia in buona fede, ma si potrebbe anche pensare che il suo comportamento sia dettato da un risentimento d’amante abbandonata.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
A questa domanda non so rispondere. Per quello che riguarda la polizia, conosco Tommaso Pavone dal 1930, quand’era segretario particolare del prefetto di Genova; l’ho rivisto qui a Miano nella sua funzione di prefetto, debbo dire che l’ho sempre conosciuto come un funzionario esemplare e come un galantuomo.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
Non mi pare che sia il caso di esagerare. Sebbene la borghesia italiana possa aver accusato qualche colpo infertole dall’ultima guerra, ritengo che la maggior parte di essa sia ancora sana e c’è da augurarsi che un lungo periodo di maggior benessere possa risanare le sue ferite.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
Il processo di Roma può veramente servire a speculazioni di carattere politico, ma deve soprattutto servire al governo per dimostrare l’onestà della democrazia nella ricerca della verità e nella sua funzione moralizzatrice al di sopra di ogni interesse di parte.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
A questa domanda non so rispondere.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Io non seguo mai i processi penali né m’interesso di cronaca nera: mi sono interessato a questo processo perché i suoi sviluppi sono andati oltre la cronaca investendo l’onore di tutta una categoria d’italiani.


PAOLO MARZOTTO
Paolo Marzotto, figlio del conte Gaetano, ha risposto così:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
Non la conosco, perciò non la posso giudicare. Mi sembra, però, un po’ fatua.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
Alla luce dei fatti emersi al processo di Roma, non posso giudicare sul come si sono comportate, però qualora, per diverse ragioni, non avessero espletato in pieno le loro funzioni, penso che siano sempre in tempo per farlo.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
Mi pare che sia ridicolo incriminare una intera classe per un fatto del genere: sarebbe come che in Francia per il caso Drummond* fosse stata incriminata tutta la classe dei contadini. 

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
Ritengo che, se in Italia la stampa seria prendesse a cuore i fattori economici sociali che determinano un grave stato di miseria nella gran massa, così come ha preso a cuore il caso Montesi, e di quei fattori economici e sociali facesse una disamina autorevole e precisa indirizzando giustamente il pubblico disorientato e abulico, non dovremmo preoccuparci di sapere se il processo di Roma potrà giovare o meno al comunismo.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Certamente, moltissimi: e ve ne saranno sempre, finché nuove leggi, più semplici e più giuste, invoglieranno il cittadino a cessare di frodare lo Stato.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Il Padre Eterno, di sicuro.

Ha qualche opinione da esprimere anche non indicata da queste domande?
Non ho nessuna opinione al riguardo che esuli dalle domande a cui sopra ho risposto.


LILLA BRIGNONE
L’attrice Lilla Brignone ha detto:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
La considero una irresponsabile non avendo portato, almeno per ora, delle prove complete che avallino le sue accuse.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
Senza dubbio: la versione del “pediluvio” è stata troppo ingenua: non ha soddisfatto né l’opinione pubblica né l’interprete di essa, cioè la stampa, da ciò la fatalità che una parte della stampa abbia cercato la verità.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
Secondo me no: non basta che un rappresentante di una classe sbagli perché tutta la stessa venga condannata, infatti se un alunno non supera un esame non è tutta la scolaresca che viene bocciata ma lui solo. Comunque resta il fatto che una parte della classe dirigente viene senza dubbio ad essere condannata data la gravità dei fatti emersi.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
Secondo me l’immoralità non giova né ai comunisti né alla democrazia.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Sì, moltissimi.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Se è stata assassinata, l’assassino.

Ha qualche opinione da esprimere anche non indicata da queste domande?
Secondo me ci sono troppi Montagna in giro che hanno avuto la fortuna di non incontrare una Caglio.


DON PAOLO LIGGERI
Don Paolo Liggeri, direttore dell’istituto “La Casa”, ha risposto così:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
A dire il vero, sono sorpreso della eccessiva credulità con cui sono state accolte da molti le numerose – troppe – affermazioni di Anna Maria Caglio. Penso che la Caglio non sappia molto, ma abbia intuito molte cose, e molte altre le abbia elaborate con la fantasia, che non so fino a che punto non sia malata. 

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
Anch’io sono rimasto molto perplesso sulle conclusioni della polizia riguardo la morte della Montesi e della placidità con cui la magistratura le ha accolte.

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
E’ semplicemente puerile, anzi assurdo, che dai fatti riprovevoli dei singoli si giudichi un’intera classe dirigente. Come se dalla diserzione o dal tradimento di alcuni ufficiali si traesse l’illazione per giudicare marcio un intero esercito. Ma probabilmente, in questi facili giudizi, giocano fortemente risentimenti e insoddisfazioni personali, e più ancora le manovre politiche.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
Il processo di Roma apre certamente una pagina molto dolorosa sulle piaghe e le immoralità di alcune persone o di certi limitati settori della nostra società, ma sarà anche una prova lampante in favore della democrazia. Ne è prova la piena libertà di stampa, a volte anche eccessiva nel giuoco delle insinuazioni e degli stratagemmi calunniosi o, per lo meno, infamanti. In certi Paesi, molto cari ai militanti di estrema sinistra, processi del genere si svolgono in ben diversa maniera, e quanto alla libertà di stampa… lasciamo stare.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Non sono pratico di evasioni fiscali, ma ritengo che occorra tener duro in questa campagna bonificatrice, i cui frutti dovrebbero determinare una maggior giustizia sociale e concreti vantaggi per la collettività.


GIORGIO DE CHIRICO
A Roma, il pittore Giorgio de Chirico ha così risposto alle nostre domande: “Non ho seguito la vicenda attentamente, ora poi non ci capisco più nulla. Tuttavia mi sembra che l’atmosfera sia la medesima che circondò, a suo tempo, a Parigi, il famoso affare Stavisky. Ho anche l’impressione che, purtroppo, la nostra società invece di evoluire, regredisca. Ambizione ed isteria dominano gli animi, tutto ciò è molto triste”.

SOPHIA LOREN
L’attrice Sophia Loren, convalescente da una broncopolmonite presa durante la lavorazione del film L’oro di Napoli, ha dato di Anna Maria Moneta-Caglio un giudizio piuttosto duro. Eccolo: “Ritengo Anna Maria Moneta-Caglio una mitomane: fra l’altro ha perduto anche il senso della più elementare femminilità. Il più elementare pudore dovrebbe suggerire di nascondere certe cose. Secondo me, si tratta di una mitomane e un’irresponsabile. Ritengo che la polizia e la magistratura abbiano fatto il loro dovere per quanto è stato umanamente possibile. D’altra parte, come dice Pirandello, “la verità non la sa nemmeno Iddio”. I fatti emersi dal processo Muto non mi sembrano, tuttavia, sufficienti per mettere sotto accusa la borghesia italiana. Scandali ne sono sempre avvenuti in ogni Paese e in ogni tempo, anche di più gravi”.

LUCIANA PEVERELLI
Vivaci le risposte di Luciana Peverelli, autrice di romanzi che hanno incontrato grande favore tra il pubblico femminile:

Come giudica Anna Maria Caglio, la ritiene sincera e in buona fede?
I sentimenti che hanno spinto Anna Maria Moneta a parlare non sono certo sublimi: gelosia, vendetta, comunque ha dimostrato coraggio, e la sua reazione di fronte alla scoperta che alla morte di una creatura innocente non fosse estraneo l’uomo da lei amato è stata quella di una persona ancora capace di sentimenti onesti e leali. La credo in perfetta buona fede, anche se l’esaltazione del suo spirito e l’esagerazione dei fatti potranno essere provati, ella è pienamente scusabile.

Pensa che la magistratura e la polizia avrebbero potuto comportarsi diversamente di fronte all’affare Montesi?
La risposta a questa domanda l’ha già data il pubblico ministero. Perché riaprire un’istruttoria se magistratura e polizia si fossero comportate diversamente?

I fatti emersi dal processo di Roma le paiono sufficienti per mettere sotto accusa un’intera classe dirigente e con essa la borghesia italiana?
Forse no. Comunque è giusto mettere sotto accusa tutti coloro che, essendo al potere, se ne giovano per i loro interessi personali ai danni dello Stato, soprattutto sentendosi salvaguardati da un’aureola di ineccepibilità e di moralità.

Ritiene che il processo di Roma serva soltanto ai comunisti o sia anche la dimostrazione che la democrazia non ha paura della verità?
Il processo di Roma non serve soltanto ai comunisti, e spero che riesca a poter dimostrare che la democrazia non teme la verità. Sarebbe già una bella vittoria su tutti i partiti. E poiché si parla tanto di campagna comunista scandalosa, lasciatemi pensare che cosa sarebbe avvenuto se il partito democristiano avesse scoperto che alcune personalità comuniste erano implicate in una faccenda del genere.

Pensa che vi siano molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna?
Penso che in Italia vi siano migliaia di evasioni fiscali del genere di quella di Ugo Montagna. La mentalità degli italiani non riuscirà mai a liberarsi dalla convinzione che “bisogna cercare in tutti i modi di mentire a proposito del fisco”. Ne nasce di conseguenza che ogni denuncia è già presupposta “bugiarda”, e non a torto, dal fisco stesso, e che la sfacciataggine dei contribuenti arriva al punto che, pur essendo tassati per un centesimo di quello che guadagnano realmente, non si peritano di far ugualmente ricorso. In Francia e soprattutto in Inghilterra tale mentalità è già superata e il cittadino ha maggior coscienza dei suoi doveri e non si ribella alle decisioni dello Stato. Forse quanto accade in Italia dipende da un’innata sfiducia nelle classi dirigenti dello Stato, dalle quali viene dato spesso cattivo esempio.

Esiste a suo parere qualcuno che sa tutta la verità sulla morte di Wilma Montesi?
Poiché è assolutamente impossibile che Wilma Montesi fosse sola al momento della morte ed è assolutamente improbabile che sia morta per aversi voluto bagnare i piedi in una sera di tramonto piovoso, è logico che esistano parecchie persone che sanno la verità sulla sua morte.


ALBERTO MORAVIA
Ed ecco, sull’argomento del giorno, il giudizio di Alberto Moravia, il più celebre tra i romanzieri italiani contemporanei e attentissimo descrittore e critico dei costumi:

“Credo che Anna Maria Caglio sia sincera e in buonafede. Non soltanto molte delle sue affermazioni hanno trovato conferma nella realtà, ma quello che dice ha l’accento dell’autenticità e della sincerità. Naturalmente ciascuna delle sue accuse dovrà essere provata: sincerità e buona fede non escludono errori ed esagerazioni”. Circa l’opera della polizia e della magistratura lo scrittore osserva che “magistratura e polizia avrebbero dovuto e potuto comportarsi diversamente. Non spetta a me dire in quali occasioni, anche perché sono cose oramai di dominio pubblico. Per fare un solo esempio, una delle cose che mi ha indignato di più è stato l’arbitrario arresto e l’internamento in manicomio del pittore Francimei. L’agente che l’ha arrestato e tutti coloro che hanno ordinato l’arresto e provveduto all’internamento andrebbero puniti”. Ad Alberto Moravia sembra che “i fatti emersi dal processo Muto non siano sufficienti per mettere sotto accusa l’intera borghesia italiana”. Ma, aggiunge, “non c’è dubbio che una parte della classe dirigente, la quale a sua volta non è che una parte della borghesia, esce alquanto malconcia dal processo. Circa, la borghesia italiana, poi, io direi che nel suo complesso non è né disonesta né corrotta ma soltanto edonista. Tale edonismo, in casi particolari ed estremi, può evidentemente portare alla corruzione e alla disonestà”. Alberto Moravia è convinto che ci siano in Italia molti evasori fiscali del genere di Ugo Montagna, ed è anche del parere che esista qualcuno a conoscenza della verità sulla morte di Wilma Montesi, “perché”, dice, “è evidente che la tesi della morte solitaria non regge”.


GIUSEPPE MAROTTA
Il giudizio dello scrittore Giuseppe Marotta su Anna Maria Caglio è severissimo:

“Non apprezzo, è un fatto, le ragazze che chiamano “Ciccio Patata” l’oggetto dei loro desideri e che gradiscono per sé il tenero appellativo di “Genoveffa la racchia”. Non gusto le ragazze che amano, quando amano, con un appannaggio di 500.000 lire mensili e che, quando smettono d’amare, accusano l’ex fidanzato o quel che era, dei più nefandi crimini. Penso che la Moneta-Caglio, se fosse stata la eccellente mistica ragazza che afferma di essere, non avrebbe dato retta per più di cinque minuti al Montagna da lei descritto. Non mi si venga a parlare di ingenuità: le donne ci indovinano al primo sguardo”

Per Giuseppe Marotta la versione legale della morte della Montesi si regge su inconsistentissime grucce. Come invenzione essa è tanto povera che se ne vergognerebbe un bambino. Soltanto la verità, qualche volta, si permettere di essere così idiota. D’altra parte, Marotta ritiene che “nessuno sarebbe tentato di sospettare di un’intera classe dirigente, se quei pochi rappresentanti di essa, più o meno implicati nello scandalo, si traessero in disparte fino al termine dei vari processi. L’opinione pubblica diffida giustamente di chi, a torto o a ragione accusato d’intelligenza col Montagna, non depone anzitutto le proprie alte cariche (sempre in qualche modo protettive) e non si offre alle indagini come un qualunque cittadino. Perché, dopo il rapporto dei carabinieri sul Montagna, i suoi autorevoli amici non hanno spiegato come divennero tali e non lo hanno ripudiato? Io escludo che essi lo ritengano tuttora immacolato: dunque lo rinneghino solennemente, spiegando che uno non può chiedere la fedina penale a ogni nuovo amico il cui aspetto, la cui condizione e le cui maniere non suscitino in lui il minimo dubbio. Il regime democratico non teme la verità: ma in Italia esistono ancora troppi democratici che dagli estremismi politici hanno imparato a seppellirla viva. Essi portano ossigeno e medicine soltanto alla verità che nuoce ai loro antagonisti e perfino ai loro competitori nello stesso partito. Per chiudere, ritengo che esista qualcuno a conoscenza della verità sulla morte di Wilma Montesi. Nemmeno un “barbone” o un gatto muore all’insaputa di tutti.


*un celebre delitto avvenuto in Francia nel 1952:  https://en.wikipedia.org/wiki/Dominici_affair