martedì 27 novembre 2018

SCUOLA DI MAGIA A TORINO





All’inizio degli anni ’50 a Torino e dintorni era grandissima la fama di due guaritrici: Maria Sopegno, detta la “Santa di Volvera”, e Elide Trentini, la “Santa della Barca”.

Entrambe le donne abitavano nella cintura torinese e dedicavano le loro giornate alla guarigione di un numero impressionante di malati nelle loro umili case, piene di immagini sacre e di ex-voto; entrambe si erano rese conto, sin da bambine, di avere un incredibile potere nelle loro mani. Addirittura la Trentini sosteneva di aver fatto uscire dalla gamba di un uomo il proiettile, irrimediabilmente incastrato nell’osso, che lo aveva colpito.

Sulla spinta di questi fenomeni si creò un gruppo di “miracolisti”: si trattava di persone istruite, anche laureate, che fondarono addirittura una scuola in un appartamento di Corso Peschiera. 

Gli allievi imparavano come compiere con naturalezza fatti strepitosi: leggere nel futuro, trasmettere il pensiero, trovare oggetti nascosti all’altro capo della città, riuscire con le proprie irradiazioni a impressionare una lastra fotografica e, naturalmente, guarire gli ammalati anche a distanza. Fondatore della scuola, nonché unico maestro, era il signor Enrico Tomasetti, nato a Locarno ma cresciuto a Torino, di professione costruttore.

Il Tomasetti non si era mai interessato di argomenti paranormali, finché nel 1921 sua moglie non si ammalò gravemente allo stomaco e lui, una notte, non sapendo come calmare i suoi dolori, guidato dall’istinto le passò una mano sulla parte dolorante. Subito la donna si quietò cadendo in un sonno profondo, e quando i dolori tornarono pregò il marito di ripetere il suo massaggio dicendogli: “La tua mano è meglio della morfina”.

In quattro o cinque giorni la signora guarì, e la storia di quei massaggi cominciò a circolare tra gli amici del Tomasetti, i quali presero l’abitudine, in caso di necessità, di invocare il suo aiuto anche per lettera o per telefono.

Guarisci oggi, guarisci domani, il costruttore capì che le sue mani potevano fare qualcosa di veramente straordinario e abbandonata la sua attività si mise a studiare un po’ di tutto, dalla fisica alla metapsichica, e concluse che tutte le mani sprigionavano radiazioni simili a quelle dei raggi X; che in tutti gli uomini esistono ignorate capacità nell’inconscio, e che si poteva ridestarle e coltivarle, sfruttandone la smisurata efficacia.

La teoria di Tomasetti era quella che in ogni persona esiste un “serbatoio di conoscenze” innato, detto anche “memoria della razza” o “depositario della mentalità primitiva”, che veniva soffocato dall’educazione e dalle inibizioni; mediante una “ginnastica naturale” il Tomasetti riconduceva l’allievo a liberare queste conoscenze e ridare lentamente voce all’inconscio. L’allievo addestrato alla “ginnastica naturale” avvertiva in sé una graduale trasformazione: la sua salute migliorava, la sua intelligenza si ravvivava, e soprattutto la sua sensibilità giungeva a captare ogni sorta di messaggi.

Per mettere a punto il suo metodo, Enrico Tomasetti impiegò trent’anni. Ricco professionista, trascurando il suo mestiere impoverì; grazie alla scuola e alla sua attività di guaritore, però, la sua situazione economica tornò ai passati splendori. Curava ogni sorta di malanni: dall’artrite alla sclerosi multipla, dai calcoli biliari alla malattia del sonno. Questi erano i prodigi del suo “massaggio periestesico spontaneo”, composto di movimenti automatici determinati dalle emanazioni del paziente.

“L’uomo”, affermava il Tomasetti, “è come un apparecchio radio: riceve e trasmette onde elettromagnetiche, che io sono riuscito perfino a misurare con un apparecchio di mia invenzione, il decimilliamperometro termoionico. Fra le onde che emette ci sono anche quelle della malattia”.

Dopo ben cinque o sei anni di “scuola”, tutti gli allievi del Tomasetti potevano avvertire, facendo scorrere le mani su un dato soggetto, queste emanazioni e diagnosticare infallibilmente (secondo loro) le malattie. Essi erano per la gran parte studenti in medicina e assistenti universitari, più un certo numero di industriali desiderosi di acquistare la seconda vista per giovarsene negli affari.

A prestar fede al Tomasetti e ai suoi seguaci, quindi, in un futuro più o meno prossimo ogni uomo si sarebbe trovato in grado di superare sé stesso: quel futuro non è ancora arrivato, ma chissà

Nessun commento:

Posta un commento